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“IL CAMMINO DEI PASTORI, rigenerazione del Tratturo Magno” – intervento del coordinatore generale di ATM4.0 Alessandro di Loreto al dibattito tenutosi con il Vicepresidente della Giunta Regionale d’Abruzzo Emanuele Imprudente, ed il Vicepresidente della Regione Puglia Raffaele Piemontese, durante la II Edizione del Premio Letterario Tratturo Magno

L’Associazione è nata lo scorso anno  ed ha  presentato il  programma-manifesto il 9 ottobre 2021 presso la sede del Consiglio Regionale d’Abruzzo (vedere doc. sul sito www.iltratturomagno.it).

In questo breve tempo ha avviato molte iniziative e si è data, come modalità operativa,  per un contatto periodico con il pubblico, lo strumento   del “Festival del Tratturo”. Il termine è molto usato, in vari campi, ha avuto fortuna con la economia, la letteratura, la matematica, la filosofia; resta ovviamene anche per la musica e canzoni.

Siamo al secondo festival, il primo in luglio di quest’anno a Lanciano, tappa importante sul territorio per i radicali mutamenti avvenuti qui nell’800.

 Festival  significa  incontri pubblici intineranti sui territori del Tratturo, con  finalità duplice ovvero di analisi condivisa dei contesti generali e/o specifici e di  proposte e  ipotesi di progetto da sottoporre a verifica; di approfondimenti tematici. Quindi analisi conoscitive e proposte progettuali finalizzate a quello che è l’oggetto del nostro stare insieme; ovvero la rigenerazione socioeconomica  del territorio attraversato dal Tratturo Magno, valorizzando questa storica ed originale infrastruttura leggera del territorio con la creazione di un nuovo “camminino dei pastori” che ripercorre il tratturo. Questo il tema e l’obiettivo. “il cammino dei pastori” che evoca una storia lunga e complessa ma risulta anche un’idea semplice, da indicare oggi all’attenzione generale, come forte richiamo di un territorio predisposto al rapporto uomo natura, uomo storia, uomo mondo flora e fauna, ricordando che il contesto è particolare soprattutto  perché …. “in Abruzzo le montagne sono monumenti”.

  1. MEMORIA E CULTURA CONDIVISIONE E CONTRADDIZIONI

Sulla transumanza e sui tratturi esiste una profonda e ampia memoria  condivisa (tra i cittadini, le imprese, lo Stato, le amministrazioni, le Regioni, Provincie, Comuni, etc). Si osserva  che  nonostante l’esaurimento del fenomeno “economico”  della pastorizia transumante e del sistema complesso derivato, esiste da sempre, senza interruzione,  un interesse, una forte attenzione  culturale, che ha generato anche  musei, opere artistiche, saggi, romanzi, poesie, insomma  molti prodotti culturali che hanno coinvolto grandi artisti come D’Annunzio: settembre, la Figlia di Iorio; ma anche pastori artisti come Giuliani  di Castel del Monte (vedi opera teatrale la Stanza del Pastore); tutta  questa cultura  ha contribuito anche alla apposizione del  vincolo archeologico su oltre seimila ettari  di suolo nelle tre regioni (Abruzzo, Molise, Puglia) per  conservare le tracce dei tratturi, DM 22 dicembre  1983; di recente  la transumanza, non  i tratturi,  è diventata bene culturale immateriale dell’umanità, Unesco 2019.

Oggi con il festival del tratturo, nel nostro piccolo,  si celebra  un premio letterario dedicato alla transumanza, ai tratturi; siamo nel 2022.

La domanda che sorge spontanea, come mai questo interesse forte e  persistente su  argomenti  lontani e consegnati alla storia?

La risposta si deve cercare, in molti fattori: anzitutto nel complesso fisico, storico, sociale che forma la regione Abruzzo e regioni  vicine compresa la Puglia; la sua  natura geografica e ambientale; qui origina il grande fenomeno storico che ha   influenza  profonda nel tempo e che interessa molte generazioni,  per secoli. Ci sono  aree montane particolari ossia collocate   ad una quota altimetrica ad una  latitudine  che combinate  con la natura del suolo vede fiorire sempre il pascolo ovino estivo di pregio.

 L’ambiente  condiziona gli insediamenti umani e lo sviluppo sociale  sin dal neolitico e dall’era dei metalli e con le tribù italiche Sannite; anche   con i Romani dai tempi di Annibale, con la Repubblica e l’Impero. Poi con grande ripresa medioevale di epoca normanno-sveva, dopo il 1000, che porta dopo  al periodo aureo della pastorizia transumante tra il XIV e XVII secolo; ecco tutta la storia  è segnata da questo modo di usare e coltivare  il territorio  con la presenza costante e intensa delle greggi per sfruttare meglio le risorse naturali a partire dai grandi  originali pascoli demaniali di montagna del Gran Sasso (campo Imperatore) e della Maiella (Chiarano), gli altipiani maggiori.

Uno scrittore, anche architetto, che ristruttura il palazzo Margarita all’Aquila per il 1572 quando Margherita d’Austria si insedia in città,  …..“Ieronimo Pico Fonticulano nel 1582, scrive di 7 città illustri del Regno di Napoli tra cui l’Aquila e la descrive come circondata da 92 pascoli appartenenti ad altrettante comunità, i pascoli vengono definiti Monti d’oro…..

“ Sonovi novantadue montagne de’ cittadini, detti monti d’oro, per l’abbondanza dell’herbe e acque sorgenti, ove si pascono gran quantità di bestiami, cavandosene un guadagno inestimabile”….

(Alessio Rotellini: “Transumanza e proprietà collettive” 2020.

Senza riprendere da troppo lontano  il fenomeno, dal neolitico  o dalle Tribù Sannite; ma in tempi più recenti si può citare   qualche dato iniziale del periodo aureo,  certamente agevolato in Italia,  dalla guerra dei  cent’anni tra Francia e Inghilterra (1337-1453), che mette fuori gioco,   la lana inglese; infatti   già nel 1450 appena dopo i decreti di Alfonso il Magnanimo (1447), la dogana di Foggia registra più di un milione di pecore, significa che anche  prima con la regina Giovanna  e con gli Angioini, il fenomeno era attivo. Nel corso dei 3 secoli successivi vediamo numeri che si alternano, raggiungono anche i 3- 4 milioni di capi ovini.

Questo significa avere nel settore addetti diretti di 30/40 mila unità  e nell’indotto almeno altrettanti significa almeno 60/80 mila addetti alla pastorizia transumante. Su una popolazione che si può stimare  il 10/15% di quella attuale ovvero  170-190 mila abitanti; vuol dire  metà abitanti impegnata nella pastorizia, ma anche i territori impegnati in questa attività, in Abruzzo Molise, 3/400 mila ettari superficie pascoli estivi, analoga nel tavoliere impegnato con pascoli invernali nonché  le strisce di pascolo tratturali (migliaia di ettari). Se nel periodo  si considera la operosità dei popoli di montagna che oltre che nella pastorizia erano impegnati con agricoltura, foreste, artigianato delle ceramiche, lavorazione della lana; tutto questo perché c’erano le materie prime, ossia legna, argilla, acqua dei  fiumi,  etc.. si direbbe  oggi, che vi era  uno  stato  di piena occupazione e di un  notevole benessere diffuso.

L’effetto di questa economia pastorale forte e delle altre attività si riscontra nella notevole crescita edilizia architettonica delle città e paesi di montagna a partire d’Aquila  città moderna  nata solo nel 1250 che diventa fulcro centrale della via degli Abruzzi che nel medioevo collegava Firenze con Napoli.

 Con la lana e formaggi e carne; Investire nelle greggi rendeva almeno il 10%. La lana era il 50% del prodotto,  era la materia prima di principale esportazione dal Regno di Napoli. L’introito della dogana per la corona di Napoli era un incasso liquido sicuro contante ogni primavera alla  Fiera di Foggia a maggio.

La società abruzzese e non solo, ha introiettato  questa ampia fase di benessere e sviluppo, che corrisponde in realtà per tutti gli Stati italiani preunitari, al  periodo della grande ripresa medioevale dopo il mille. Nel XIII, XIV sec. l’Italia è il paese più ricco e dinamico e avanzato in Europa; a questo picco di successo fa seguito  l’età che tutti conosciamo dell’Umanesimo,  del Rinascimento, del Barocco (XV, XVI, XVII sec.). Siamo entro gli Stati che ancora non sono uniti nell’Italia prima delle stesse guerre d’Italia portate da Francia e Spagna. Per avere idea di cosa accade negli stati italiani, anche fuori dal Regno di Napoli ove è l’Abruzzo. Si ricorda  che   è il tempo  in cui  Brunelleschi costruisce la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze finanziato dalla corporazione della lana, (1436) e vince il concorso per la soluzione geniale d’ingegneria ma anche per l’organizzazione del cantiere con moltitudine di maestranze impegnate con   turni “industriali” quasi fordisti. Nel 1450 si ha la ricostruzione del castello sforzesco di Milano da parte di  Francesco Sforza collega e amico, (capitani di ventura), di Jacopo Caldora, importante militare e feudatario abruzzese molisano (amico degli Angioini) che sconfigge Braccio da Montone (Umbro) proprio all’Aquila (1424) (con Sforza e Camponeschi).  Nel 1500 inizia la costruzione della nuova basilica di san Pietro a Roma. Nel 1500 si completa la basilica di Atri (Acquaviva gesuita, affreschi De Litio), Nel 1517 viene completata la basilica di Collemaggio (aiuti dalla corporazione della lana, in precedenza contributi dei Camponeschi). Siamo nel tempo in cui l’arsenale di Venezia  produceva, per la serenissima,  industrialmente le galere con le quali si concretizza infatti  la storica vittoria contro i turchi a  Lepanto (1571) l’arsenale occupava minimo 3000 addetti stabili che arrivava anche a oltre 10 mila.  In Abruzzo intorno a Capestrano i medici di Firenze tra il 1522  ed il 1579 acquisiscono un’ampia formazione territoriale per avere la possibilità di controllare all’origine la produzione di lana (Capestrano, Carapelle, S. Stefano, Castel del Monte, Calascio, Rocca Calascio, Castelvecchio, Ofena, Forca di Penne , Bussi).

Tra il 1537 ed 1567 viene realizzato il forte spagnolo a l’Aquila.

Nel 1572 a l’Aquila si insedia Margherita d’Austria;  ricorre questanno nel 2022, il 500 esimo dalla nascita, 1522, (figlia di Carlo V e sposata con Alessandro de’ Medici e poi con Ottavio Farnese), la Duchessa o la Madama molto legata all’Aquila ed a Ortona dove morì nel 1586, a Roma sono legati al suo nome Palazzo Farnese e Palazzo Madama.

Nel 1600 si avvia la costruzione del Palazzo Reale di Napoli.

Nella memoria della società abruzzese vi è di certo impressa una traccia forte  di benessere e sviluppo per quel tempo lungo che dura alcuni secoli (XIII, XVII). Poi viene la crisi del XVIII e XIX secolo,  si nota anche una certa contraddizione con la  fase finale della pastorizia nell’800, quando si realizza l’unità d’Italia, arriva la rivoluzione industriale (in ritardo)  ed urbana, si avvia l’emigrazione verso le Americhe. La pastorizia  è percepita, già dagli illuministi nel XVIII sec.,  ormai  come attività residua, arretrata; di altri tempi anche puri ma passati. Significativo qui l’immagine del pastore sognatore fuori tempo  Aligi (che vuole andare in montagna e incide la verga d’avellana), rispetto agli agricoltori aggressivi,  nella tragedia Dannunziana di inizio ‘900,  la Figlia di Iorio. Nella memoria abruzzese si crea e bisogna accettarla questa contraddizione tra la ricchezza e la povertà entrambe legate alla pastorizia, la ragione risiede nel fatto che si riferisce a tempi diversi, ma la memoria collettiva lunga spesso li confonde.

Da sottolineare la originalità italiana della transumanza inversa , da cui i centri urbani e la residenza dei proprietari di greggi in montagna, qui dove sono originali e ricchi pascoli appannaggio delle comunità locali.

Certo Benedetto Croce, non teme di essere erede di pecorai,  dice esplicitamente che la sua famiglia di Montenerodomo era ricca per la pastorizia; qui all’Aquila le famiglie che combattevano con successo contro Braccio da Montone (Camponeschi battaglia dell’aquila 1424) erano nel commercio e allevamento ovino. Così i conventi ed i feudatari proprietari di greggi ma anche i piccoli proprietari e medi, normali cittadini che si organizzavano collettivamente per mandare le pecore in Puglia. A Castel del Monte vi erano molti piccoli propritari, a Scanno invece prevalevano i grandi proprietari di greggi.

 Nel sentiment abruzzese vi è quindi questa età dell’oro, che  si manifesta fisicamente evidente nelle ricche architetture delle città e paesi di montagna; un sentiment  presente nella memoria degli antenati dei padri dei nonni;  un benessere, una ricchezza che ovviamente non era uguale per tutti. I pastori semplici che lavoravano come dipendenti facevano vita dura, ma il sistema proto-industriale e sostanzialmente  capitalista con una stabile collaborazione pubblico-privata, produceva ricchezza e benessere diffusi. Tutto questo ha un processo di riduzione e di progressivo esaurimento  con la rivoluzione industriale e urbana che in Europa si producono in parallelo con il processo di unificazione degli stati italiani durante il XIX secolo. In questo periodo infatti comincia l’emigrazione dalle aree interne che dura anche nel XX secolo. Questa fase di almeno 100 anni comprese due guerre del ‘900, dal 1861 al 1961 vede esaurirsi quella economia e vita pastorale del territorio, anche se D’Annunzio scrive “settembre” all’inizio del 1900 dimostrazione evidente della forza evocativa di una pratica ancestrale del territorio anche in fase di esaurimento o estinta.

Viaggiatore inglese *

Richard Keppel Kraven  1837…. Sulle greggi

…“uno dei larghi tratturi, o sentieri per bestiame, passa nella stessa linea della strada maestra per l’Aquila; fui fortunato perché la vidi occupata da una lunga fila di greggi che passavano lentamente presso la mia carrozza per la distanza di un miglio e più…… Un pastore guida ogni gruppo di bestiame e ne ha particolare cura e responsabilità; egli è armato di un vincastro, cammina un po’ avanti al suo gregge, seguito da un vecchio montone chiamato il manso,  mansueto….fornito di un campano dal suono profondo. Le pecore camminano in file di circa 12 ciascuna e ogni battaglione, se così può chiamarsi, è guardato da 5 o 6 cani, secondo il suo numero; questi accompagnano la mandria, camminando in testa , al centro, e dietro. La bellezza e la docilità di questi cani, che sono di solito bianche , è spesso stata descritta e il loro comportamento è buono fino a quando le pecore non vengono molestate, ma alla sera diventano così feroci, che sarebbe pericoloso avvicinarsi all’ovile che essi guardano…” 

  •   IL CAMMINO DEI PASTORI il progetto

 Oggi esiste  una eredità fisica importante (le città di montagna, i pascoli di montagna, i tratturi e le loro sedimentazioni sul territorio vasto, gli archivi della dogana di Foggia) e una eredità culturale profonda non solo nella società di questo territorio, di questa epoca fortunata. Quindi è  doveroso riprendere questo imprinting culturale che si eredita dalla grande pastorizia transumante e fare ogni sforzo per  coniugarla in economia e benessere con le condizioni date oggi, avendo ben presenti le eredità che sono  sotto mano, le belle città e paesi di montagna, i grandi pascoli di montagna che sono ancora lì. I tratturi come tracce storiche sedimento di vicende secolari che possono essere riutilizzate in chiave contemporanea come percorsi per visitatori, per turismo lento, per turismo all’aria aperta, .. cercando una giusta combinazione tra attività storiche come la pastorizia che si può fare in montagna con mezzi e tecniche moderne, e usare le risorse dei pascoli.

 La forte impronta culturale non resisterà nel tempo se non si riesce a creare un riuso compatibile per i  Tratturi che sono la traccia fisica più evidente della grande tradizione.

L’idea  progettuale  è di realizzare “il cammino dei pastori”, con il recupero-riuso del sedime tratturale largo al massimo 110 m. nelle parti non modificate, e che a volte si riduce e si interrompe. Questo rinnovato nuovo cammino dei pastori è destinato al transito dei pastori e greggi se ci sono, ma anche ai pedoni, ai cavalli, agli asini, muli, alle bici, alle pecore, agli animali in genere che si muovono in gruppo o singolarmente, una soluzione che tiene conto anche della grande diffusione di animali di compagnia e delle famiglie che fanno vacanze con animali.

Obiettivo principale del progetto è ricostituire la continuità del percorso sul Tratturo Magno (ma il progetto è applicabile anche agli altri tratturi) da L’aquila a Foggia di circa 244 km.  con soluzioni adeguate dove ci sono interruzioni, con bay-pass nelle zone urbane, con ponti sui fiumi, etc. tener conto delle aree attraversate, della   natura dei terreni, pascoli, campagna o boschi o zone agricole, con vigneti e uliveti. Il progetto si concretizza in un  “corridoio ecologico” uno spazio pubblico aperto, un parco lineare campagna che tocca nel suo sviluppo un’ampia fascia di territorio regionale ove si incontrano centri storici, zone archeologiche, zone boscate etc.. e rappresenta un asse territoriale la cui fascia d’influenza trasversale si può valutare su un’ampiezza almeno 1 km.. Il progetto consta della parte pubblica che è l’asse portante formato dal  sedime tratturale spazio pubblico destinato al cammino, dai monumenti architettonici, archeologici, ambientali, che si incontrano lungo l percorso. Ma importanti sono le attività economiche ed i servizi collocati in una fascia di stretta  influenza del tratturo che mediamente copre 1000 metri con al centro il tratturo. I servizi per i viaggiatori, (alloggio ristoro, sanità) le attività agricole e artigianali, la pastorizia stanziale che usa il tratturo come pascolo.

Quindi si  prevede strutturalmente un parco lineare, un  “corridoio ecologico”  a sezione variabile con area d’influenza di circa mille metri con asse demaniale costituito dal tratturo largo 110 metri  entro cui “il cammino dei pastori” può anche ridursi per necessità a 10 metri: importante che sia assicurata la continuità del cammino e le tappe e sia riscoperta e segnalata la memoria storica del tratturo. Nella fascia d’influenza va garantita massima connettività alle reti, e tutti i servizi utili al benessere degli abitanti e visitatori. Vi saranno aree pubbliche e private, come accadeva con i pascoli temporanei durante il transito delle greggi, che sostavano e pascolavano. Oggi aree riserve ambientali, piccoli parchi comunali, aree private agriturismo che si  connettono all’asse  tratturale.

Su questo nuovo “cammino dei pastori” abbiamo già elaborato un progetto pilota che vede una esplicita collaborazione Pubblico-Privato, come nella tradizione della pastorizia transumante, sul  tratto di 20 km. tra Poggio Picenze e Capestrano; tratto ad alta densità storica e ambientale se solo si ricorda il ritrovamento del  guerriero di Capestrano, simbolo della Regione, che era il Re Nevio Pompuledio, certamente Re  delle tribù vestine se non di tutte le tribù sannite dell’area; siamo al VI sec. a.c.. (epoca in cui a Roma ci sono  i Re come Numa Pompilio); un Re che potrebbe aver dato un contributo alla prima transumanza breve (monticazione) con l’unificazione dei Vestini Trasmontani e Cismontani (D’Ercole). L’area è anche importante per la presenza delle tante “baronie medicee” intorno a Capestrano (vedi al punto 1).

Oggi è in corso la partecipazione al bando di cui all’ordinanza commissario n. 30 del 30 giugno 2022, B2.2, “contributi destinati  a soggetti pubblici per iniziative di partenariato speciale pubblico privato per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale ambientale e sociale del territorio”.

Per il progetto “il cammino dei pastori”, l’Associazione  Tratturo Magno è il Partner privato speciale (con Altevie srl e Sharryland srl soci) del raggruppamento di Comuni: Capestrano (capofila) Poggio Picenze, Barisciano, Fagnano Alta.

Il progetto viene presentato per gli opportuni “nulla osta” alla Regione Abruzzo titolare delle aree demaniali ed al Ministero della Cultura per i vincoli archeologici e ambientali.

Il progetto  vuole  ridare un ruolo economico e sociale al Tratturo, infatti almeno da un secolo questo ruolo non esiste più anzi per precisione il cambiamento radicale si è verificato 2 secoli fa,  nel 1806 con decreto Buonaparte (Giuseppe fratello di Napoleone)  che abolì la Dogana di Foggia. E naturalmente con l’abolizione dei pascoli invernali obbligati, anche i tratturi non hanno più ruolo obbligato di far spostare le pecore tra i due pascoli anche se per ragioni di mercato restano in piedi lo stesso e vengono amministrati con le reintegre fino al 1959 (cartografia dei tratturi) anche quando arrivano i treni (la bajarda) ed i camion per spostare le pecore.

Sappiamo che nonostante l’abolizione della dogana la pastorizia transumante è in parte sopravvissuta, almeno fino al XX secolo e D’Annunzio che scrive all’inizio del novecento (settembre, la Figlia di Iorio,), addirittura sino alla fine del ‘900 perché qualcuno dei grandi pastori che aveva pascoli in Puglia  i terreni le  “masserie”, ha continuato su questa linea, purtroppo progressivamente  perdente per la concorrenza globale di paesi come la nuova Zelanda o l’Australia e soprattutto per il venir meno dell’importanza della lana.

L’incontro di oggi non ha al centro il progetto di rigenerazione specifico ma si occupa di cultura anzi di letteratura  con un’attenzione specifica alla scrittura su questa materia. Questo è molto coerente con l’importanza culturale della transumanza, nel 2019 dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità. Ma ci dice anche della forza della cultura condivisa nel  generare una rivisitazione  non solo ideale e teorica ma di proporre un progetto fisico su territori concreti, sulle tracce dei tratturi. Un’operazione non lontana o diversa dal riuso dell’arsenale di Venezia per finalità culturali, o dell’Arena di Verona (anfiteatro romano per i gladiatori) oggi usato per musica e teatro, o anche il Colosseo ove si ricostruisce  la platea crollata per un uso culturale compatibile. I tratturi possono e devono essere riusati e salvaguardati perché vivono nella memoria collettiva come monumenti paesaggistici, dalle montagne al mare. I tratturi e le montagne e i paesi e città di montagna sono il tessuto storico, culturale, monumentale d’Abruzzo, bisogna  esserne coscienti perché….le montagne sono i monumenti d’Abruzzo.

Interessante osservazione sull’ aspetto “commerciale affaristico” della popolazione abruzzese da due brevi racconti di viaggiatori inglesi dell’800. *

  •  Rchard Keppel Craven nel 1837   si trova presso Tagliacozzo  durante la fiera
  • … “a Tagliacozzo mi procurai i cavalli, una operazione che i lenti modi di fare dei nativi ritardarono fino ad esasperarmi. Gli abitanti dell’Abruzzo benchè stimati una razza di duri lavoratori, sembrano del tutto insensibili a quell’avidità verso il guadagno che caratterizza quelli dei distretti meridionali,….indifferenti o incapaci a capire i casuali vantaggi derivabili da un affare o da un lavoro al quale non sono stati quotidianamente abituati. Così benchè la piazza del mercato fosse piena di cavalli  e di muli , che avevano compiuto il loro lavoro quotidiano e benchè dovessero forse ritornare alla loro sede nei dintorni tra breve tempo, con estrema difficoltà riuscimmo a convincere i loro padroni a concederci l’uso di due di essi con un compenso che andava ben oltre il guadagno solito di una giornata di lavoro. …inoltre la riluttanza a fornire le bardature per cavalcare i muli costrinsero il mio domestico ad andare in cerca e procurarle senza il loro ulteriore aiuto”…  

Edward Lear Chieti 31 luglio 1843

A Chieti di sera.. ..”abbiamo trovato una locanda l’Aquila d’oro uno strano posto isolato, con una immensa camera con sei letti  come capita in queste parti d’Italia, in cui a nessuno passa per la mente che possa esistere uno così riservato da non gradire di condividere la camera da letto con passeggeri a caso. Il peggio poi è che non ti permettono di pagare tutti i letti  uno lo volesse fare, perché, così ragionano, ciò riuscirebbe ingiusto  per quelli che potrebbero arrivare dopo, che avrebbero sempre il diritto di affittare i letti liberi. Per fortuna eravamo gli unici forestieri nella locanda e così abbiamo dormito con sei letti. Il riposo ci è stato gradito…”

*Testi ripubblicati meritoriamente da un piccolo importante editore abruzzese di Cerchio, Adelmo Polla.